LA FORZA DELLE IMMAGINI Collezione MAST.

LA FORZA DELLE IMMAGINI
Collezione MAST. Una selezione iconica di fotografie su industria e lavoro

MAST.GALLERY, BOLOGNA, 3 MAGGIO – 24 SETTEMBRE 2017

La Fondazione MAST presenta la mostra di immagini scelte dalla propria collezione di fotografia sul mondo del lavoro con oltre cento opere di sessantasette autori dagli anni venti a oggi che rivelano il dirompente potere espressivo del linguaggio fotografico nei suoi molteplici significati.

La Forza delle immagini, che ha aperto al MAST il 3 maggio, nasce da una vastissima selezione di immagini dalla collezione della Fondazione che, avviata cinque anni fa, copre l’intera storia della fotografia dell’industria e del lavoro dal 1860 a oggi. La collezione si colloca nel contesto più ampio di un centro culturale dedicato all’innovazione e alla tecnologia con l’obiettivo di offrire un punto di vista privilegiato per rappresentare passato e presente, fungendo da memoria storica, coscienza culturale e sociale e sfondo per l’innovazione di oggi e di domani. La collezione contempla, in senso ampio, tutte le tematiche attinenti al mondo del lavoro fra cui architettura, paesaggi urbani, macchinari, strumenti, operai, quadri dirigenti, salute, sicurezza, vita sociale, sindacati, scioperi, nonché diversi settori: minerario, metallurgico, tessile, chimico, elettronico, alimentare e non solo. Attualmente la collezione conta alcune migliaia di opere dei nomi più rilevanti della fotografia mondiale, dai grandi maestri del passato ai più interessanti autori contemporanei.

La mostra, curata da Urs Stahel, avvalendosi di questo vastissimo patrimonio, intende scoprire e rivelare il potere evocativo, la capacità di emozionare e l’energia incomparabile che la fotografia è in grado di sviluppare “penetrando sotto la pelle e insinuandosi dentro di noi anche emotivamente, comunicando non un messaggio univoco, bensì due, tre, quattro concetti diversi e paralleli” come afferma Urs Stahel.
Lo sguardo di oltre sessanta fotografi ci guida nel regno della produzione e del consumo, rivelando la sorprendente ricchezza dell’universo iconografico del lavoro, della fabbrica e della società. L’esposizione mette a fuoco gli ambienti che caratterizzano il sistema industriale e tecnologico, tocca questioni chiave di natura sociale, politica, collettiva ma, più che i fatti puri e semplici, le immagini cercano di raffigurare nessi e riferimenti articolati, profondi, presentando all’osservatore realtà complesse, che determinano un coinvolgimento emotivo e sensoriale.
Le foto di spazi e ambienti sono la struttura portante della mostra, guidano il visitatore, ne indirizzano lo sguardo, rappresentano i segnavia del percorso espositivo. Si passa dai capannoni industriali, ai bianchi, freddi ambienti di lavoro che affrontano il tema dell’intangibilità, dell’invisibilità dei flussi di dati fino alla discarica di Dhaka, Bangladesh, dove viene rappresentata un’ampia pianura ricoperta di rifiuti.
Infine, l’epopea per immagini si popola di esseri umani: operai, lavoratori, manager che slegati dagli ambienti in cui si trovano o dalle macchine e dagli strumenti che impiegano, risultano isolati, come nei famosi ritratti della serie “Nel West americano” di Richard Avedon, selezionati e collocati da soli, nello spazio figurativo davanti alla macchina da presa. Spiega Urs Stahel: “Sono stati gettati nel mondo, come ha affermato Jean-Paul Sartre, condannati a una libertà che spesso, nelle condizioni sociali in cui vivono, non sono mai riusciti a sperimentare. Paiono assai meno smarriti e alienati quando sono attivi e manovrano le loro macchine, le apparecchiature, gli strumenti. Allora sembrano meno vacui, più ricchi di significato. Il lavoro è una gigantesca macchina che produce identità.”
L’universo iconografico dell’industria e del lavoro, della fabbrica e della società cui questa mostra dà vita è permeato dall’idea della pluridimensionalità: una moltitudine di livelli, sentieri, linee temporali, atmosfere che corrono parallele o si incrociano per costruire un’epopea, accendere un fuoco d’artificio di immagini con le fotografie della Collezione MAST.

La mostra propone le opere di fotografi e artisti tra cui Berenice Abbott, Richard Avedon, Margaret Bourke-White, Thomas Demand, Simone Demandt, Masahisa Fukase, Jim Goldberg, Hiroko Komatsu, Germaine Krull, Dorothea Lange, Catherine Leutenegger, Edgar Martins, Rémy Markowitsch, Pepi Merisio, Richards Misrach, Victor Shakhovsky, Jules Spinatsch, Edward Steichen, Thomas Struth, Shomei Tomatsu, Marion Post Wolcott e molti altri.

Press release courtesy: Ufficio Stampa Fondazione MAST

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